Stravolgere, modificare, sporcare, graffiare, reinterpretare, avvicinare e distorcere gli oggetti nel tentativo di alterare o amplificare la Realtà alla scoperta di una sua natura invisibile, non disdegnando – per raggiungere il risultato – di esasperare frammenti di fotogramma o invadere il campo della grafica.

Questa è l’essenza della mia “Fotografia Infedele”, con il passaggio evolutivo dalla minuziosa descrizione professionale (per mezzo dell’implacabile apparecchio a banco ottico) alle possibilità di destrutturazione offerte dal digitale e dalle tecniche di camera chiara.

È una Fotografia dalla quale la figura umana, quando presente, è generalmente di rapido e casuale passaggio, oppure tenuta ai margini o, ancora, rappresentata in forme ectoplasmatiche a vantaggio di qualsiasi altro tipo di forma/oggetto (dal bottone al grattacielo) considerato entità univoca, non indagabile come la precedente o la successiva.

Ogni forma ha la sua storia da narrare, con un lessico sempre diverso.

La Fotografia è un momento. È “il” momento che azzera tutto ciò che precede e non considera ciò che è in divenire. O, almeno, non vorrebbe farlo. Ma quando l’attimo fuggente del fotografare è veramente fuggito senza che si sia stati in grado di raggiungerlo, allora si innescano i meccanismi di una nuova fase creativa.

In questo senso, la Fotografia (Arte della Menzogna per eccellenza) deve essere accettata e condivisa per quello che è: il magico racconto di una Realtà che non esiste…